Negli ultimi tempi si sente parlare spesso del PPL (pay
per lead) o più in generale del PPA (pay per action),
come se questa fosse la migliore soluzione per tutti gli inserzionisti Internet.
Il PPA in realtà racchiude molte insidie, non da ultima un forte conflitto di
interessi tra l'inserzionista e la web agency, che la maggior
parte delle volte porta a campagne pubblicitarie dai risultati
molto deludenti.
Procediamo con ordine, chiarendo con un esempio le 3 modalità di
pagamento che offrono le web agency.
PPM - Pay Per Thousand
L'inserzionista paga una quota proporzionale al numero di volte che
l'annuncio pubblicitario viene visualizzato.
Sarebbe come se un ristoratore pagasse un imbonitore per stare davanti al
proprio ristorante a urlare "Venghino signori venghino, qui serviamo
ottimi pasti!"
Apparentemente sembrerebbe il metodo contrattuale meno interessante, in realtà è
quello perfetto per la brand awareness: si pubblicizza il
ristorante a tutti i passanti, sicuramente la maggior parte di essi nel momento
che sente l'annuncio non ha fame o ha già pranzato, ma probabilmente molti di
essi transiteranno per la stessa strada l'indomani e magari ci faranno un
pensierino.
Anche per una campagna di brand awareness sul web, gli annunci
PPM sono
tendenzialmente più efficienti e costano meno in proporzione alle persone che
raggiungono.
PPC - Pay Per Click
L'inserzionista paga una quota proporzionale al numero di volte che il
visitatore clicca sull'annuncio.
E' il metodo più utilizzato nelle campagne SEA (Search
Engine Advertising), sarebbe come se il nostro imbonitore ricevesse una
ricompensa ogni volta che riesce a convincere un passante a dare un occhio al
menu.
In questo caso il nostro imbonitore probabilmente non starebbe a tessere le lodi
della cucina ai quattro venti, ma tenterebbe di individuare i potenziali
interessati lanciando loro dei messaggi ad-hoc: ad esempio vedendo passare una
coppia di innamorati potrebbe invogliarli ad una cena a lume di candela o
vedendo passare un uomo d'affari frettoloso, potrebbe lodare il servizio celere
ed efficiente.
Le campagne di web marketing PPC funzionano alla stessa
maniera, normalmente la web agency individua le parole chiave che sono più
utilizzate dai differenti target di clienti e costruisce per essi messaggi
pubblicitari mirati.
PPA - Pay Per Action
L'inserzionista corrisponde una quota ogni volta che il visitatore dimostra
un reale interesse (compilando ad esempio un modulo di contatto) o compra un
prodotto: nel primo caso parliamo di PPL (pay per lead),
nel secondo di PPS (pay per sale).
E' il metodo più utilizzato nei contratti di affiliazione, ma qualcuno comincia
a proporlo per le campagne SEA (Search
Engine Advertising): poiché il sito
Internet ospitante (Google ad esempio) non offre questa forma di
pagamento, tutti i rischi ricadono sulla web agency che dovrà
comunque pagare per ogni click, indipendentemente che questi portino o no a quella
che in gergo si chiama conversione (la vendita o il modulo di
cui sopra).
Non esiste nel mondo reale una formula simile con cui mettere a contratto il
nostro imbonitore immaginario, sicché forzeremo un po' la fantasia per
continuare ad usare lo stesso esempio: sarebbe come se l'imbonitore per convincere i passanti a dare un occhio al menu, offrisse
l'aperitivo di tasca propria e
che poi a sua volta ricevesse una ricompensa dal ristoratore solo se coloro a cui ha offerto l'aperitivo si trattenessero per pranzo.
Anche a chi non si intende di web advertising, penso salti
subito all'occhio il conflitto di interessi che si instaura tra il ristoratore e
l'imbonitore.
Innanzitutto al nostro imbonitore non interesserà minimamente fare
brand awareness, perché la pagherebbe di tasca propria senza ricevere
nulla in cambio.
Non gli interesserà nemmeno massimizzare le vendite, infatti per non rischiare
di perdere denaro, non presterà la minima attenzione agli indecisi. Si comporterà cioè come un
antipatico selezionatore, farà entrare solo le persone che gli daranno il
massimo affidamento e, paradossalmente, lascerà fuori anche quelli che lo
supplicheranno di poter dare un'occhiata al menu per decidere.
E fino a qua siamo stati onesti... se il nostro amico imbonitore si trovasse
a perdere soldi nella sua attività, quale sarebbe secondo voi la mossa
successiva?
Non potrebbe ad esempio essere tentato di arruolare amici e parenti perché
entrino nel locale, magari a consumare solo un bicchiere d'acqua gassata?
Pensateci la prossima volta che qualcuno vi propone la pay-per-action
come la panacea di tutti i mali...
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